Presente negli adulti e nei bambini, il bruxismo è l’abitudine involontaria e inconsapevole di serrare fra loro le arcate superiore e inferiore digrignando o sfregando i denti. Questa parafunzione si verifica maggiormente durante il sonno.
Come affrontarla e risolverla già nell'infanzia?
Molto frequente nell’infanzia, si verifica circa nel 20% dei bambini sotto i 12 anni.
Il bambino è definito bruxista quando gli episodi si manifestano almeno quattro volte per ora di sonno.
Nei più piccoli, soprattutto in occasione dell'eruzione dei primi dentini, è un fenomeno normale che tende a risolversi spontaneamente nel giro di pochi mesi.
Nei più grandicelli invece, questi disturbi potrebbero dipendere da stress oppure da disagi emotivi o psicologici: difficoltà a socializzare, piccoli attriti con altri bambini, gelosia, senso di non accettazione, tensioni familiari, l’arrivo di un fratellino, la morte di un animale domestico. Tali problematiche potrebbero anche dipendere da una particolare predisposizione congenita, dal russamento o da disturbi del sonno, in concomitanza di ripetuti micro-risvegli.
Può essere rumoroso o silenzioso, o manifestarsi senza sfregamento solo con il serraggio della mandibola, e comporta al risveglio indolenzimento localizzato e cefalea.
Può causare problemi al cavo orale e alla muscolatura adiacente, per esempio lesioni degli elementi dentali, errori nella masticazione, mal di testa, mal d’orecchie e dolori muscolari.
Il bite − la mascherina trasparente realizzata su misura con resine acriliche e posizionabile tra le due arcate nelle ore notturne – è il trattamento d’elezione per l’adulto ma nel bambino è da valutare da caso a caso.
Tranquillizzare il bambino, garantirgli un clima familiare sereno e indagare le cause di un possibile disagio psicologico sono le strade consigliate ai genitori. Spesso basta attendere che il fenomeno si risolva spontaneamente, tipicamente dopo la pubertà.